Trump e l'Iron Dome: difesa missilistica e rimpatri forzati
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Direttore: Alessandro Plateroti

Un Iron Dome per gli Usa e la sfida dei rimpatri: le mosse di Trump

Donald Trump

Trump punta a creare un Iron Dome per gli Usa e intensifica le deportazioni di migranti irregolari, affrontando anche scontri diplomatici.

Donald Trump ha annunciato un ordine esecutivo per dare avvio alla realizzazione di un sistema di difesa missilistica simile all’Iron Dome israeliano. L’obiettivo è rendere l’America “invulnerabile a tutti i nemici” attraverso una tecnologia in grado di “intercettare e abbattere missili balistici, anche nucleari”.

Il progetto richiama alla memoria il celebre “scudo spaziale” di Ronald Reagan, un’idea ambiziosa che venne abbandonata negli anni ’90.

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Un Iron Dome per proteggere gli Stati Uniti

Tuttavia, lo stesso Iron Dome israeliano presenta delle criticità: con un’efficacia del 90%, il sistema è comunque perforabile. Adattarlo a un Paese grande come gli Stati Uniti sarebbe un’impresa ancora più ardua.

A tal proposito, Raytheon, un’azienda americana, ha proposto il proprio sistema chiamato SkyHunter, dichiarando che questo “può essere prodotto negli Stati Uniti per espandere la disponibilità e la capacità per gli Usa e i suoi alleati”. Anche Rafael, l’azienda israeliana produttrice dell’Iron Dome, ha dichiarato che il proprio sistema potrebbe essere adattato per coprire “una nazione delle dimensioni dell’America”.

Trump: deportazioni e tensioni con la Colombia

Mentre lavora sulla difesa nazionale, Trump sta intensificando anche la sua battaglia contro l’immigrazione clandestina. Ha ordinato all’ICE di aumentare drasticamente gli arresti dei migranti irregolari, stabilendo un obiettivo minimo di “almeno 1.200-1.500 arresti al giorno”. Queste misure hanno già generato tensioni con altri Paesi, come la Colombia.

Il presidente colombiano Gustavo Petro, leader di sinistra ed ex guerrigliero, aveva inizialmente rifiutato l’atterraggio dei voli di deportazione statunitensi, dichiarando che “gli Stati Uniti non possono trattare come delinquenti i migranti colombiani”. Petro aveva inoltre sottolineato che anche in Colombia vivono “15.666 statunitensi irregolari”, aggiungendo che “se lo desiderano, possono stare in Colombia, perché noi siamo l’opposto dei nazisti”.

La reazione di Trump non si è fatta attendere: ha minacciato via Truth di imporre “dazi del 25% (e al 50% in una settimana)”, oltre a “sanzioni bancarie e finanziarie, stretta sui visti e sui controlli alla dogana”. In poche ore, Petro è stato costretto a fare marcia indietro e ad accettare le condizioni imposte da Washington. Incluso il rimpatrio dei migranti “anche su aerei militari statunitensi, senza limitazioni o ritardi”.

La Casa Bianca ha definito l’episodio una vittoria, affermando: “Gli eventi di oggi rendono chiaro al mondo che l’America è di nuovo rispettata. Il presidente Trump continuerà a proteggere con fervore la sovranità della nostra nazione e si aspetta che tutte le altre nazioni del mondo cooperino pienamente nell’accettare la deportazione dei loro cittadini presenti illegalmente negli Stati Uniti”.

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ultimo aggiornamento: 28 Gennaio 2025 9:18

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